Nicola Stivala

MONTOZZO: 1918 – 2008

NOVANT’ANNI DOPO PER NON DIMENTICARE

Edolo: ex Caserma dell’Edolo

“Per non dimenticare”. E’ stato questo il filo conduttore della due giorni con cui la Sezione ANA di Valle Camonica e il suo presidente Ferruccio Minelli hanno voluto introdurre le cerimonie rievocative del 90° Anniversario della fine della Grande Guerra. Una Guerra che, come è noto, ha coinvolto da vicino la Valle Camonica perchè sull’Adamello si combatterono epiche battaglie a difesa del suolo patrio e perchè Edolo accoglieva le truppe dell’omonimo battaglione. E proprio nei locali di quella caserma, oggi Soggiorno Militare, Minelli ha voluto che si desse inizio alle cerimonie rievocative. Qui, la sera del 29 agosto, persenti il Ten. Col. Leone in rappresentanza del Gen. Div. Cravarezza, il Presidente Nazionale Corrado Perona, il Consigliere Nazionale Cesare Lavizzari, il responsabile del Centro Studi ANA, il presidente emerito Gianni De Giuli, alcuni sindaci e una folta rappresentanza della Sezione ANA di Valle Camonica e dei Gruppi, dopo gli onori alla Bandiera e ai Caduti e lo scoprimento di una targa a ricordo della presenza dei soldati dell’Edolo in questo edificio, è toccato a Eugenio Fontana, che con gli Alpini camuni ha vissuto emozionanti esperienze, tra cui quella della venuta di Papa Giovanni Paolo II in occasione del 25° Pellegrinaggio in Adamello, esperienza raccontata poi in una bellissima pubblicazione, richiamare l’attenzione dei presenti su quell’evento tragico di 90 anni or sono.

La lezione di Fontana con le testimonianze di artisti soldato

Lo ha fatto da par suo e cioè lasciando da parte le pagine della storia, le strategie della guerra, le ragioni, le sofferenze, il dolore di quanti direttamente o indirettamente furono da tale evento coinvolti. Il tema su cui ha proposto la sua riflessione “Parole e immagini” lo ha svolto attraverso i versi di alcuni poeti soldato e di una serie di dipinti anch’essi testimonianza di artisti soldato. Parole e immagini recuperate da protagonisti di entrambi i fronti e che servono a capire meglio come, indipendentemente dalla divisa che essi indossavano, quella drammatica esperienza abbia lasciato in loro analoghe sensazioni di dolore per le vite spezzate: “Nel mio cuore nessuno manca mai” (G. Ungaretti: S. Michele) o di legame impossibile da sciogliere con gli alpini suoi commilitoni. “Io morirò coi miei alpini”(P. Jahier “Con me e con gli alpini”) o, ancora di Ungaretti la Veglia per un’intera nottata/buttato vicino/a un compagno massacrato le cui mani sembrano inveire contro la folle barbaria che insaguina la terra… E poi i dipinti di Otto Dix (1862 – 1969) pittore tedesco che allo scoppio della 1° Guerra Mondiale si arruolò entusiasticamente volontario nell’esercito tedesco, contro gli eserciti inglese e francese, che sul Fronte Orientale, contro l’esercito russo; nel corso della guerra fu ferito e decorato più volte. L’esperienza della guerra trasformò l’artista in un convinto pacifista, ma solo dopo molti anni arriverà a mettere su tela un documento di valore eccezionale come il “trittico sulla guerra”. Le cui immagini richiamano la vita nella trincea e le tremende e strazianti scene dei campi di battaglia. E i dipinti di Max Beckmann (Lipsia, 1884, New York 1950) che con un verismo straziante descrive episodi come quello dell’assalto o della Grande Guerra operazione. La partecipazione alla guerra aveva trasformato gli uni e gli altri; non più sogni di reciproca grandezza, non più entusiasmi di conquiste, non più desideri di rivincite. “Gli intellettuali – ha concluso Fontana dopo aver ampiamente illustrato e commentato versi e immagini – dopo la guerra riscoprono l’esperienza vissuta e la rivivono con motivazioni nuove. I 600 mila soldati caduti nel corso della battaglia del 1916 e sepolti nel cimitero internazionale di Verdun, come la desolazione del paesaggio carsico “Di queste case/non è rimasto/che qualche brandello di muro/Di tanti/che mi corrispondevano/non è rimasto/neppure tanto”, danno la linfa alla speranza che le classi popolari, presa coscienza dei loro problemi anche a seguito della guerra, abbiano a riscattarsi nel futuro e a determinare le scelte politiche”. Sono trascorsi 90 anni; il mondo intero ha dovuto subire un secondo conflitto, ma poi sia pure nel nostro vecchio continente, quella speranza di pace e di democrazia si è concretizzata.

Montozzo: il momento della preghiera

Sabato 30, dopo l’introduzione del giorno prima, in uno scenario emotivamente coinvolgente quale è quel museo a cielo aperto del Montozzo, si è svolto il momento della preghiera e della commemorazione. La cerimonia, particolarmente articolata, è stata guidata nel suo svolgimento dallo stesso prof. Eugenio Fontana alla presenza di oltre mille alpini qui giunti dopo un non del tutto agevole percorso lungo il sentiero che da “Case di Viso” conduce al Rifugio Bozzi a quota 2600m. Una giornata limpidissima ed un sole che sembrava voler ancor più scaldare i cuori di quanti si apprestavano  a vivere questo intenso momento di ricordi, di speranze e di impegno per il futuro.

Al  dono, non comune a quelle altitudini, di una tale favorevole condizione climatica, si è aggiunto quello artistico dello scultore “Guglielmo Bertarelli, detto “el Duca”. Un dono che ha sorpreso tutti per la sua originalità e per la simbologia in esso contenuta. La grande Croce che si eleva su tre gradini, l’evolvenza che sostiene una campanella, l’asta per elevare il tricolore e l’altare per le sacre celebrazioni appaiono come un ulteriore testimonianza della sacralità del posto, nel quale queste opere d’arte si inseriscono con naturalezza quasi vi appartenessero da sempre. Merito dell’artista che ha utilizzato materiali, ferro e pietra, propri del territorio ed ha saputo, anche cromaticamente, quasi mimetizzarle col colore delle rocce circostanti. Col ferro abilmente plasmato e trasformato in avvolgenti spirali Bertarelli ha poi voluto aggiungere alle sue opere un ulteriore valore simbolico per significare, come ha scritto Fontana una “funzione di raccordo e di unità intenzionale, sicchè tra croce, altare e bandiera si stabilisce un circuito virtuoso di pensieri e di immagini”

Con la benedizione di questo artistico dono alla montagna e agli alpini impartita dal Cardinale Giovan Battista Re, che ha poi presieduto la S. Messa, ha avuto inizio la cerimonia commemorativa.

Gli interventi delle autorità

Il saluto  a tutte le autorità civili, militari e religiose presenti, di cui diamo una indicazione a parte scusandoci per eventuali omissioni, alle rappresentanze delle Sezioni ANA di Trento, di Bolzano -Alto Adige, Bergamo e Milano, a tutti i Gruppi e quanti hanno voluto presenziare alla cerimonia, è stato rivolto dal presidente Ferruccio Minelli, soddisfatto per la consistente partecipazione di persone che hanno affrontato il non facile percorso  per testimoniare la loro condivisione dell’iniziativa finalizzata a richiamare alla memoria eventi lontani che però non devono essere coperti dalla polvere del tempo. Un particolare pensiero Minelli ha rivolto all’artista Guglielmo Bertarelli per il dono di così pregievoli opere agli Alpini della Vallecamonica che si è concordato di collocare sul Montozzo perchè qui “si rivive il passato, si esalta il presente e si pensa al futuro”. Ha quindi preso la parola il sindaco di Temù Tomasi che ha portato il suo saluto e quello del collega di Pontedilegno Mario Bezzi impossibilitato a partecipare. “Commemorare – ha egli detto – significa ricordare la storia, le cui pagine non sempre riportano quello che effettivamente è accaduto e comunque non sempre riescono a documentare le sofferenze di chi quelle vicende ha vissuto e per esse ha sacrificato la propria vita”.  Dopo aver ricordato e ringraziato quanti hanno dedicato il proprio tempo al ripristino dei numerevoli manufatti che il tempo cominciava a far scomparire, Tomasi ha voluto ricordare anche i tanti nostri soldati ancora oggi impegnati in teatri di guerra per un’azione di Pace. Anche il presdiente della Provincia Alberto Cavalli ha voluto esprimere la sua gioia di trovarsi dove tanti giovani di oggi hanno dedicato un po’ del loro tempo per ripristinare trincee e camminamenti; “ma queste testimonianze – ha aggiunto – richiamano il dolore di quanti hanno sofferto per le dure fatiche di una guerra combattuta non solo contro il nemico, ma anche, a quelle quote proibitive, contro la neve e il gelo; e fanno pensare al dramma di tante famiglie che non hanno visto ritornare un loro caro. Sono stati vani i loro sacrifici? No. Essi infatti sono ancora vivi nel mito che hanno creato e che lega ancora oggi fraternamente gli Alpini tra loro”. Cavalli ha poi voluto richiamare l’iniziativa di riconciliazione voluta dagli Alpini con i nemici di allora e per questo, ha concluso, essi sono simbolo e testimonianza di Pace. La disponibilità a collaborare con gli alpini è stata espressa nel suo saluto dal presidente del Parco dello Stelvio Ferruccio Tomasi. Il Comandante delle Truppe Alpine Gen. Bruno Petti nel richiamare il valore storico che il Montozzo e l’Adamello nel suo insieme richiamano, ha aggiunto: “Noi Alpini in armi siamo qui oggi come nelle precedenti cerimonie, perchè da questi luoghi ci viene la forza per compiere bene il nostro dovere. Ci sentiamo legati fraternamente agli Alpini in congedo e con essi e col popolo italiano vogliamo costituire un corpo unico”. Come da cerimoniale, ha concluso gli interventi di saluto il presidente nazionale Corrado Perona. Il suo è stato un intervento appassionato e in alcuni passaggi ha toccato le corde più intime dei cuori degli alpini. “Non c’è conclusione – ha egli detto – ma continuazione; guardiamo in alto, ma poi scendiamo in basso per essere tra la gente. La pulizia della montagna va portata tra la gente.” Il punto più significativo del suo intervento ha però riguardato la funzione dell’Associaziona Nazionale Alpini e cioè, come recita lo Statuto, quello di “non dimenticare“. Siamo stati noi – ha proseguito Perona – a volere sull’Ortigara incisa sulla Colonna Mozza questa espressione; la memoria per tanto non si deve sfilacciare perchè il suo sfilacciamento porterebbe alla dimenticanza. Nostro compito è di tramandare per far crescere il consenso del popolo nell’affermazione dei valori e degli ideali di libertà, di solidarietà, di pace. Ci è di sostegno in questo nostro proposito – ha concluso il presidente – la gioia, l’entusiasmo e la fiducia dei giovani e i nostri Gruppi”. Ha quindo avuto inizio la S. Messa e, nel corso dell’omelia il Cardinale Giovan Battista Re, dopo aver espresso la sua ammirazione per lo scenario in cui si trivava e che proprio sulle cime attorno correva la llinea del fronte, ha aggiunto; “Siamo oggi qui venuti per ricordare e per richiamare alla nostra memoria la lezione di quei giorni dolorosi perchè ci aiuti a costruire un nuovo mondo sulla giustizia, sulla solidarietà, sulla Pace. Dopo aver ricordato i tanti giovani caduti, ma anche il dolore di colore che non videro tornare i loro giovani soldati, monsignor Re ha voluto anche lui soffermarsi sulla necessità di non dimenticare. E nel richiamare le testimonianze di quegli anni lontani ha riportatol’episodio raccontatogli da Paolo VI il cui papa, nella primavera del 1918, nella piazza di Borno insieme ad altre persone discuteva di quanto avveniva sulle nostre montagne e sui campi di battaglia e si affermava sempre più la convinzione di una prossima conclusione della guerra. Infine, richiamato l’eroico comportamento degli Alpini in Adamello impegnati a salvaguardare la loro terra e le loro case, rivolgendo lo sguardo alla Croce dell’artista Guglielmo Betarelli, ha cosìconcluso:

“La bellissima Croce che svetta alta nel cielo, simbolo di amore sconfinato di Dio verso di noi, sia anche simbolo della nostra civiltà e identità”.

Prof. Nicola Stivala – trimestrale NOI DE’ LA VALCAMONICA

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SUL MONTOZZO ” PER NON DIMENTICARE ”

Quest’anno l’incontro sul Montozzo degli Alpini di Vallecamonica e di numerose autorità, tra cui il Comandante delle truppe Alpine Generale Bruno Petti, il presidente nazionale dell’ANA Corado Perona, il presidente della Provincia di Brescia Alberti Cavalli e alcuni sindaci, ha avuto un obiettivo particolare, dare da prologo alle tante manifestazioni che segiranno per commemorare i 90 anni della fine del primo conflitto mondiale.

Con l’occasione sono state benedette alcune sculture in ferro che l’artista trentino Guglielmo Bertarelli “el Duca” ha donato alla Valle Camonica e agli alpini e che costituiscono un’ulteriore sacralità di quelle montagne.

Il saluto ai convenuti in un ambiente giustamente definti “museo a cielo aperto” per la presenza di camminamenti, trincee ed altri  manufatti di quel lontano periodo bellico che gli alpini in armi e in congedo hanno di recente ripristinato, è stato portato dal presidente della Sezione Camuna Ferruccio Minelli che ha definito questo primo momento commemorativo una prima tappa di un percorso rievocativo e celebrativo che si concluderà con la festività del IV novembre.

Prima della celebrazione della s. messa officiata dal Cardinale  Giovan Battista Re e da alcunicappellani militari, con l’attenta regia del prof. Eugenio Fontana, si sono tenuti gli interventi di saluto e di condivisione dell’iniziativa da parte delle autorità presenti.

Prof. Nicola Stivala – Mensile di Gente Camuna

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A BORMIO LE OPERE DI “El Duca”

Il Comune di Bormio accoglie fino al mese di aprile la mostra dello scultore Guglielmo Bertarelli detto “El Duca” originario della provincia di Trento e che porta nel cuore e nella mente le tradizioni e le esperienze di vita della sua terra. Così ha scritto della sua arte lo studioso prof. Eugenio Fontana in occasione di una mostra in Valle:

Dall’orizzonte incancellabile e nitido degli anni e delle esperienze vissute nei paesaggi immensi delle Dolomiti, Bertarelli ha portato ovunque, non il ricordo, ma la ragione profonda di una civiltà che nella scultura diviene essenziale, rude e tenera poesia di quel mondo.  L’intagliare il legno degli avi è diventato in lui ricerca delle forme di vita dentro una materia che pare abbia perso definitivamente ogni forma di vita. Le sculture di Bertarelli nascono nel fuoco di un amore.

Firmato: Nicola Stivala  –  mensile di Gente Camuna

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Ponte di Legno: Le sculture di Bertarelli in mostra

Creatività ed astrattismo nelle forme delle sue statue aprile 2007

Hanno fatto bella mostra di sè per tutto l’inverno tre sculture lignee opera dell’artista di origine trentina Guglielmo Bertarelli. Collocate nel centro storico della ben nota cittadina dell’Alta Valle Camonica, sono state oggetto di particolare interesse ada parte di numerosi turisti e appassionati degli sport invernali. Realizzate in legno di castagna e frassino esprimono la profonda capacità creativa dell’artista che riesce a tradurre in azione le forme che intuisce e quindi a dare concretezza alle idee.

La dinamicità che esse esprimono le fanno a volte apparire molto vicino all’astrattismo, ma sono diretto trasferimento, a colpi di scalpello, dal pensiero all’azione, senza alcun passaggio intermedio fatto di schizzi o disegni.

La genuità della sua arte si identifica con quella dell’uomo e quindi le sue sculture appaiono manifestazioni dell’attività della sua vita. Bertarelli, classe 1945, si forma professionalmente alle Accademie di Monaco e di Brera e numerose sono state le mostre personali e collettive allestite in tutto il mondo.

firmato: prof. Nicola Stivala direttore notiziario mensile “Gente Camuna”

Novembre 2007

Un’opera dello scultore Guglielmo Bertarelli, meglio conosciuto come “El Duca”, fa ora mostra di sè a 3’000 metri, sulla cima Coleazzo sopra Temù. Si tratta di una corce in ferro alta 4 metri donata dalla Signora Claudia Tognali e che sostituisce quella distrutta da un fulmine. Bertarelli, ben noto a livello internazionale anche per la sua collaborazione con famosi artisti come Brindisi, Sassu, Klein ed altri.

firmato: prof. Nicola Stivala direttore notiziario mensile “Gente Camuna”